Ansia da prestazione, nemica o alleata?

Ti è mai capitato di sentire il cuore che batte all’impazzata prima di entrare in campo? Oppure le mani che sudano alla sola idea di dover parlare davanti alla classe o in una riunione? Che tu sia un’atleta o un adulto con mille responsabilità, la sensazione è la stessa: si chiama ansia da prestazione.

Spesso la consideriamo un ostacolo, qualcosa da eliminare. In realtà l’ansia da prestazione è un segnale importante: ti sta dicendo che quella sfida conta per te. È il tuo corpo che si prepara a dare il massimo.

Un pizzico di ansia è utile: ti rende più attento, concentrato e pronto a reagire. Ma se diventa troppa, si trasforma in un nemico che ruba lucidità, fa tremare le gambe e spegne la fiducia in te stesso.

Ricordo bene come l’ansia da prestazione abbia accompagnato la mia carriera di nuotatrice agonistica. All’epoca non si parlava ancora di gestione delle emozioni nello sport e io combattevo costantemente con la paura di deludere il mio allenatore, di non essere all’altezza delle altre nuotatrici. Così, inevitabilmente, nelle competizioni importanti finivo per sabotare i miei risultati.

Nello sport, l’ansia da prestazione si manifesta con la paura di sbagliare, di deludere le compagne, gli allenatori o la famiglia. Nella vita quotidiana succede lo stesso davanti a un esame, un colloquio o una presentazione: dietro c’è sempre il timore di non essere “abbastanza”.

Allenare la gestione dell’ansia in piscina o in campo significa imparare a farlo anche fuori. Lo sport diventa così una palestra per affrontare la vita.

Vediamo insieme qualche strategia semplice ed efficace per gestire l'ansia: 

Respira: tre respiri profondi, con l’espirazione leggermente più lunga dell’inspirazione, inviano al cervello un messaggio di calma e riportano il corpo in equilibrio.

Cambia dialogo interiore: trasforma “non ce la faccio” in “scelgo di provarci”. Le parole che usi dentro di te hanno il potere di cambiare atteggiamento e risultati.

Prepara il terreno: allenarti, studiare, ripetere sviluppa familiarità. E quando qualcosa diventa familiare, l’ansia si riduce naturalmente.

Accetta l’errore: sbagliare non significa fallire, ma crescere. Dietro ogni successo ci sono innumerevoli tentativi, cadute e ripartenze.

Resta nel presente: meno ossessione per il risultato, più attenzione a ciò che fai ora. Se la mente resta dove si trova il corpo, hai molte più possibilità di esprimere il meglio di te.

E se l’ansia da prestazione non fosse un muro che ti blocca, ma un trampolino che ti spinge verso ciò che conta davvero? Ogni battito accelerato del cuore diventa la prova che sei vivo, che ci tieni, che sei pronto a trasformare la sfida in un’esperienza di gioia e soddisfazione.

Allora la domanda non sarà più “come faccio a liberarmi dell’ansia?”, ma “come posso trasformarla in energia pura, in una sana eccitazione che mi proietta verso i miei risultati?”

Scoprirai che, in campo come nella vita, la prestazione migliore nasce dalla gioia di essere te stesso e dalla capacità di calmare la mente mentre accendi il cuore.

(Pic courtesy Nathan Dumlao for Unsplash) 

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